Microsoft accelera la transizione verso i Copilot+ PC, ma le versioni Intel restano un baluardo per le imprese italiane in cerca di compatibilità con software legacy.
Immaginate un manager o un consulente, in viaggio tra Milano e Roma, che deve editare report complessi su Excel mentre gestisce videoconferenze su Teams: la scelta tra un Surface con processore Intel o ARM può fare la differenza tra produttività fluida e intoppi software.
A poche settimane dalle novità di Microsoft Ignite 2025, emerge chiara la dualità strategica di Redmond: i Surface Pro 11 e Laptop 7 Snapdragon (ARM) dominano il fronte consumer per batteria fino a 22 ore e AI nativa, mentre le varianti Intel Core Ultra per business, garantiscono compatibilità enterprise a un prezzo premium maggiorato.
Ignite 2025 ha ribadito l’impegno su Azure Boost e NPU da 48 TOPS per entrambi, ma le differenze in performance, efficienza e applicazioni reali ridisegnano il modern workplace.
La transizione che stiamo vivendo verso processori ARM non può essere ricondotta ad una sola questione tecnica, ma impatta direttamente l’esperienza d’uso quotidiana come l’autonomia, il calore sempre meno percettibile, maggiore silenziosità. Tutti aspetti che, come possiamo immaginare, sono più soggettivi che oggettivi.
Andiamo però in un campo in cui i dati sono oggettivi e più facilmente confrontabili.
Architettura a Confronto: principi e innovazioni
I processori Intel Core Ultra si basano su un’architettura tradizionale con core ad alte prestazioni, decoder hardware avanzati per video (AV1) e supporto Thunderbolt, ideali per carichi enterprise complessi. Al contrario, gli ARM Snapdragon puntano su efficienza energetica grazie a design a basso consumo, più core e cache, integrando NPU per AI locale come Cocreator in Paint o Semantic Search su OneDrive.
Un esempio reale? Prendete il Surface Pro 9: test mostrano ARM con 3 ore extra di batteria in usi misti, ma Intel superiore nella codifica video anche grazie ad una GPU dedicata, configurazione che ARM non si può permettere.
Impatti Pratici: vantaggi e rischi
Come detto, ARM eccelle in autonomia (20-22 ore su Laptop 15″) e minor surriscaldamento, riducendo usura batteria nel lungo termine – perfetto per chi lavora in mobilità. Intel offre compatibilità nativa con software legacy, USB-A e Thunderbolt, evitando emulazione che rallenta app x86 su ARM del 20-30% in scenari enterprise.
Rischi per ARM includono incompatibilità con applicazioni che non si sono allineate alla nuova tecnologia, mentre Intel consuma di più ma ha dalla sua il vantaggio della compatibilità completa su qualunque software.
Alternative e Dati Confronto
Adottare processori ARM è anche un percorrere una strada che già aperta da Apple, con i processori M (con le varianti Pro e Max). Tuttavia, il vantaggio di Apple però è che tutto lo stack tecnologico è proprietario, dal processore all’ecosistema hardware, fino alla parte applicativa e software – dove, al netto di un periodo di emulazione, la casa di Cupertino ha “forzato” i suoi sviluppatori a riscrivere le applicazioni per il suo processore.
Questo scenario nel mondo Windows è impossibile, motivo per il quale Intel invece garantisce una retrocompatibilità imbattibile, che facilità installazione e configurazione del blocco applicativo, ma che di contro ha una pesantezza nei driver che gestisce, con evidenti impatti sulle performance complessive.
Prestazioni reali: UX e non solo benchmark
Quando si confrontano i Surface con processore Intel e quelli con ARM, la differenza non si limita alle specifiche tecniche:
- Autonomia: Surface con ARM raggiunge facilmente le 18-20 ore di utilizzo reale. Questo cambia completamente il concetto di “portabilità”.
- Silenziosità: niente ventole, niente rumore. ARM consuma meno e scalda meno.
- Reattività: le ottimizzazioni software (grazie anche a Windows on ARM nativamente supportato) rendono il sistema rapido nel multitasking e nello standby istantaneo.
- Compatibilità: con il nuovo livello di emulazione x86/x64 integrata in Windows 11, anche le app legacy girano fluidamente su ARM. E il futuro è nativamente ARM.
Ma allora, perché scegliere ancora Intel?
La risposta è semplice: per abitudine o per specifiche necessità legacy (driver particolari, VM pesanti, tool aziendali non ancora ottimizzati). Prendiamo in esempio alcuni scenari critici per la tecnologia ARM sicuramente presenti nelle aziende:
- Driver stampanti: molte stampanti multifunzione utilizzano driver x86 con componenti che non funzionano in emulazione. Il risultato? Stampa base funzionante, ma scan-to-folder, secure print e gestione code avanzate completamente inaccessibili.
- Token USB per autenticazione: smart card reader e token di sicurezza hardware richiedono driver a basso livello. Su ARM, questi dispositivi spesso non vengono riconosciuti o funzionano parzialmente, bloccando l’accesso a sistemi critici che richiedono autenticazione hardware.
- Software verticali e gestionali: applicazioni, come SAP GUI con componenti ActiveX, software con protezioni hardware o tool di firma digitale con smart card risultano instabili o completamente incompatibili. L’emulazione x64 su ARM non gestisce componenti COM legacy.
- VPN: prendete il client Fortinet VPN. Con ARM ci sono problematiche di installazione legate ai driver di rete virtuali. Se tentate di passare alla VPN nativa di Microsoft dal Microsoft Store, incappate in conflitti con l’MFA aziendale che richiede componenti x86 non emulabili.
- Strumenti di virtualizzazione: Hyper-V o VMware Workstation, che permetterebbero una virtualizzazione nidificata, mostrano performance degradate o funzionalità limitate su ARM rispetto a Intel con VT-x completo.
Quando ARM è la scelta giusta
Per chi lavora in mobilità, sviluppa, crea contenuti, o semplicemente vive immerso in un ecosistema Microsoft cloud, ARM è la strada da seguire. Un IT manager che gestisce infrastrutture legacy con token hardware e stampanti multifunzione preferirà Intel, mentre il Sales Manager che sfrutta Microsoft 365, Teams e AI nativa troverà ARM più vantaggioso per autonomia e produttività.
Conclusione, cosa scegliere dunque?
La scelta tra Surface Intel e ARM non è una questione di “migliore” o “peggiore”, ma di allineamento tra necessità operative e visione strategica.
ARM rappresenta il futuro del computing aziendale: autonomia che ridefinisce il concetto di mobilità, efficienza energetica che si traduce in minori costi operativi, e un’integrazione AI nativa che apre scenari inediti per la produttività. Microsoft ha scelto questa strada con decisione, e i Copilot+ PC ne sono la prova tangibile. Per professionisti moderni, developer e realtà immerse nell’ecosistema cloud-first, la transizione è naturale e vantaggiosa.
Intel resta il pilastro per scenari enterprise complessi: dove la compatibilità assoluta con applicazioni legacy, la gestione di virtualizzazioni pesanti e l’integrazione con infrastrutture esistenti sono prioritarie. Non è una scelta per nostalgia, ma per pragmatismo operativo in contesti dove la migrazione ha costi e rischi non trascurabili.
La vera domanda da porsi non è “quale processore scegliere oggi”, ma “quale strategia tecnologica voglio abbracciare per i prossimi 3-5 anni“. Se la risposta include modernizzazione, agilità e innovazione, ARM è la direzione giusta. Se invece prevale la necessità di stabilità su sistemi consolidati, Intel rimane una certezza.
Una cosa è certa: il mercato ha già scelto. Le previsioni indicano un 40% di quota ARM entro il 2027 (fonte Gartner), e Microsoft sta spingendo l’acceleratore su questa transizione. Non si tratta più di se passare ad ARM, ma di quando farlo.
Guida rapida alla scelta
| Hai bisogno di… | Scegli Surface ARM | Scegli Surface Intel |
| Autonomia prolungata | ✔ | |
| Lavoro frequente in mobilità | ✔ | |
| Esperienza silenziosa e senza surriscaldamento | ✔ | |
| Utilizzo intensivo di AI nativa | ✔ | |
| Ecosistema Microsoft moderno e aggiornato | ✔ | |
| Compatibilità con software legacy aziendali | ✔ | |
| Gestione di VM pesanti e tool non ottimizzati | ✔ | |
| Preferenza per Thunderbolt e USB-A | ✔ | |
| Prestazioni elevate in virtualizzazione | ✔ |
Il mio consiglio? Iniziate a testare ARM oggi, anche solo come dispositivo secondario. L’esperienza d’uso parla da sola. E quando arriverà il momento del prossimo refresh tecnologico, la scelta sarà naturale, non forzata o comunque ponderata su esperienze dirette e sul campo.
Ad oggi il mio device principale è un Surface Pro 11 su ARM. È leggero, reattivo, incredibilmente efficiente. Non si tratta solo di un processore. Si tratta di una nuova esperienza d’uso che combina hardware e software in modo armonico, nel pieno spirito Surface.
Il modern workplace non aspetta. La domanda è: siete pronti a guidare il cambiamento, o a subirlo?

