Veeam Backup for Linux è stato annunciato durante il VeeamON dello scorso ottobre. Il prodotto ha l’obiettivo di proteggere quella fascia di sistemi operativi, che in molte realtà sono a gestione di ruoli critici per il Business aziendale. Dopo tanti mesi di attesa è finalmente giunto il momento di provare la prima beta e capire bene come funziona il prodotto e cosa bisogna aspettarsi.
Requisiti:
- Both 64-bit and 32-bit OS with kernel version 2.6.32 or later
- CPU: x86, x86-64
- Memory: 1 GB RAM
- Disk Space: 60 MB + additional disk space in /tmp for snapshot writes redirection
I sistemi operativi supportati sono i seguenti:
- Red Hat Enterprise Linux 6.0 – 7.2
- CentOS 6.0 – 7.2
- Debian 6.0 – 8.3
- Ubuntu 10.04 – 15.10
Nella prima release non saranno supportati sistemi operativi basati su SUSE ed openSUSE, così come non saranno supportati i file system basati su BTRFS e ZFS.
Installazione
Il pacchetto prevede due file, che hanno i seguenti compiti:
veeamlpb-1.0.0.xxx: si tratta della parte applicativa vera e propria
veeamsnap-1.0.0.xxx: si tratta del CBT driver, necessario per effettuare il backup
Il veeamsnap richiede alcune dipendenze necessarie per far funzionare tutto e dovrà essere il primo componente da installare. Queste dipendenze devono essere installate a mano.
Una volta installato il componente principale sarà possibile creare un job di backup. Una delle cose più interessanti di Veeam Backup for Linux è la possibilità di avere una GUI per creare e gestire i backup; il motivo di questa scelta è perché Linux è sempre più usato anche da utenti non totalmente esperti, grazie all’uso dell’interfaccia grafica, e quindi creare un backup tramite interfaccia grafica potrebbe non essere facile.
Per avviare la console è molto facile, grazie all’esecuzione del comando veeam che avvia una console – figura 1.
Figura 1 – Veeam Backup for Linux
In questa build non è possibile utilizzare il repository di Backup & Replication, quindi le scelte di repository sono una share di rete oppure un disco esterno.
Altra cosa interessante è che al termine del wizard, figura 2, è possibile ricevere il comando da eseguire per avviare il backup via shell.
Figura 2 – Termine del Wizard
Durante il task, è possibile uscire dalla schermata perché il tutto sarà gestito dal servizio installato; è inoltre possibile guardare anche nel dettaglio dell’operazione per capire l’andamento del backup, come mostra la figura 3.
Figura 3 – Dettaglio Task
Restore File
Il restore si può eseguire in due modi diversi:
Mount Locale: usando la console, o la riga di comando, è possibile montare uno dei Restore Point e ripristinare il file che ci interessa. I backup vengono posizionati nella cartella /mnt/backup.
Recovery Media: come per la versione Windows è possibile utilizzare una ISO per ripristinare un singolo file oppure l’intero disco, come mostra la figura 4. A differenza della versione per Windows, non è possibile generare la ISO ma è disponibile all’interno del file contenente i bit del software.
Figura 4 – Recovery Media
Conclusione
Questa nuova soluzione è sicuramente molto utile per tutte le aziende che hanno sistemi Linux fisici in casa e che vogliono proteggerli con un sistema già noto e che, prossimamente, si potrà integrare con la piattaforma di backup dei propri hypervisor. Curiosi di provarlo?